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Art. 1. Il Fondatore: un uomo mandato da Dio

Per contribuire alla salvezza della gioventù, “porzione la più delicata e la più preziosa dell’umana società”1 , lo Spirito Santo, con l’intervento materno di Maria, suscitò San Giovanni Bosco, il quale fondò la Società di San Francesco di Sales (1859), insieme con Santa Maria Domenica Mazzarello l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (1872), ed estese l’energia apostolica del carisma salesiano con la costituzione ufficiale della “Pia Unione dei cooperatori salesiani”, quale terzo ramo della Famiglia (1876), unito alla Società di San Francesco di Sales denominata anche Società Salesiana di San Giovanni Bosco o Congregazione Salesiana. Lo Spirito Santo formò in San Giovanni Bosco un cuore di padre e di maestro, capace di dedizione totale, ispirandogli un metodo educativo permeato dalla carità del Buon Pastore.

 

SCHEDA

Nuclei tematici

1. Don Bosco: uomo di Dio, Fondatore guidato dallo Spirito Santo

2. Realtà carismatica dell’Associazione dei Cooperatori nella Chiesa

 

Chiavi di lettura

 

A. L’appellativo di “fondatore” è stato conferito a Don Bosco dalla Chiesa in riferimento ai quattro Gruppi della Famiglia apostolica da lui creati. Nei documenti ecclesiastici, il titolo di fondatore di un’istituzione ecclesiale ha significati differenti. Fino al Concilio Vaticano II, sono preminenti due significati:

storico-giuridico (o canonico): è dichiarato fondatore in senso storico-giuridico di un movimento religioso o apostolico colui che ne ha concepito l'idea, ne ha identificate le finalità e delineate le norme di vita e di governo almeno essenziali.

storico-teologico: è riconosciuto fondatore in senso storico-teologico di un'istituzione ecclesiale colui che si è sentito «chiamato da Dio» a creare tale istituzione e di essa ha definito i fini, la forma di vita e lo spirito. Nei documenti del Vaticano II emerge un terzo significato:

teologico-carismatico: fondatore in questo senso è colui che è chiamato da Dio non semplicemente a creare una nuova istituzione, ma a dar vita e a vivere personalmente un'esperienza dello Spirito che caratterizza tale istituzione. Don Bosco è Fondatore in senso storico giuridico, teologico e carismatico della Famiglia Salesiana:

senso storico-giuridico: ha dato origine alle tre istituzioni indicandone finalità e norme;

senso teologico: si è sentito «chiamato da Dio» a dar vita ad una Famiglia spirituale; senso carismatico: ha dato vita e vissuto personalmente l’esperienza evangelica della Famiglia apostolica da lui creata. 1MB II, 45; cf. MB VII, 291. 9

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B. La Chiesa per riconoscere Don Bosco strumento di Dio, ha usato il criterio della saggezza cristiana: l'autenticità delle virtù e delle opere. Egli stesso, nello sviluppo dell'esperienza, ebbe la certezza di essere condotto dalla Provvidenza. A Giovanni Bosco, giovane prete torinese nel 1841, lo Spirito Santo diede una sensibilità speciale per percepire, attraverso diverse esperienze, il disagio nel quale si trovavano i giovani che, sradicati dalle loro campagne, accorrevano in una città in pieno rinnovamento sociale, politico e religioso. Fu chiamato così a consacrare la sua vita per aiutarli a divenire onesti cittadini e buoni cristiani e per creare, a tale scopo, una serie di opere di carità corporale e spirituale corrispondenti alle loro necessità.

 

C. Lo Spirito Santo fece scoprire gradualmente a Don Bosco che la sua missione giovanile “si doveva dilatare nello spazio e nel tempo, a beneficio dei popoli diversi e di numerose generazioni”. Ma per fare questo occorrevano “uomini capaci di lavorare con Don Bosco e istituzioni atte ad assicurare la continuità nella fedeltà dinamica”. Fin dal 1844 egli si era circondato di ecclesiastici e laici, uomini e donne, che formavano una specie di “Congregazione di San Francesco di Sales”: furono i suoi primi collaboratori. Successivamente, sotto l'impulso dello Spirito Santo, Don Bosco comprese che la sua missione complessa e gravosa avrebbe avuto maggiori possibilità di perdurare in modo stabile se avesse potuto fare affidamento su persone che si fossero dedicate interamente ad essa. Lo stesso Spirito fece nascere nel cuore dei primi discepoli del Santo la chiamata ad una consacrazione apostolica. Così a partire dal 1859, data della fondazione della Società salesiana, la “Congregazione di San Francesco di Sales” prima maniera non scomparve, né fu assorbita, ma come ci dice ancora il Fondatore “fu divisa in due categorie o piuttosto in due famiglie. Coloro che erano liberi di se stessi e ne sentivano vocazione, si raccolsero in vita comune, dimorando nell'edificio che fu sempre avuto per casa madre e centro della pia associazione, che il Sommo Pontefice consigliò di chiamare Pia Società di S. Francesco di Sales, con cui è tuttora nominata. Gli altri ovvero gli esterni continuarono a vivere nel mondo nelle proprie famiglie, ma proseguirono a promuovere l'opera degli Oratori conservando tuttora il nome di Unione o Congregazione di S. Francesco di Sales, di promotori o cooperatori”. Questi Cooperatori detti “membri esterni” vennero espressamente contemplati nelle varie stesure delle Costituzioni salesiane dal 1860 al 1874, anno in cui per le note vicende con la curia romana, il capitolo XVI dedicato a loro, dovette essere sacrificato. Nel 1872, fondò la Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice che volle aggregata o affiliata strettamente alla Società salesiana perché si occupasse dell’educazione femminile. Don Bosco intanto non rinunciò alla sua ferma convinzione che il più grande numero possibile di cristiani dovessero unire le loro forze per il bene delle anime, soprattutto dei giovani poveri. Dal 1874 al 1876 elaborò vari schemi di Regolamento in cui il suo progetto si chiarì ulteriormente e trovò una diversa configurazione giuridica: la Società salesiana doveva essere come il lievito animatore di un vasto movimento di carità, in cui uomini e donne sarebbero stati partecipi della sua missione, e del suo spirito, ognuno secondo il proprio stato di vita: cosi nacque l'Associazione dei Cooperatori, terza istituzione portatrice del suo carisma.

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D. Il primo capitolo del Regolamento dei Cooperatori scritto da Don Bosco porta come titolo: «é necessario che i cristiani si uniscano nel bene operare» (RDB, I) elenca alcune affermazioni generali che, al di là del linguaggio che risente del clima culturale del tempo, conservano un'indubbia attualità. 10 L'importanza per i cristiani di agire uniti è testimoniata dall'esperienza della Chiesa delle origini. I vantaggi che si ricavano dall'operare in modo solidale sono indicati dal messaggio evangelico. L'unione dei cattolici è richiesta dal confronto che devono sostenere con le altre forze sociali, culturali e politiche. E. L’ispirazione divina nella fondazione della Società salesiana e dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice per alcuni era cosa pacifica, mentre l’origine dei Cooperatori era ascritta a un'iniziativa puramente umana suggerita a Don Bosco dalle circostanze storiche. Ma lo stesso Don Bosco dice: «non è Don Bosco, è la mano di Dio che si serve dei Cooperatori! Ascoltate! Voi avete detto che (...) l'opera dei Cooperatori è amata da molti. Ed io aggiungo che questa si dilaterà in tutti i paesi, si diffonderà in tutta la cristianità ( ... ). La mano di Dio la sostiene! I Cooperatori saranno quelli che aiuteranno a promuovere lo spirito cattolico. Sarà una mia utopia, ma pure io la tengo» (MB, XVIII p.161). Per Don Bosco, farsi Cooperatore era un modo concreto di essere cattolico e, in definitiva, un modo di vivere il Vangelo nell'oggi storico. L'articolo del PVA rimanda all'approvazione dell’Associazione, contenuta nel Breve «Cum sicuti» di Pio IX del 1876. Si tratta del pronunciamento della massima autorità della Chiesa, garante dell'autenticità dell'ispirazione evangelica del progetto apostolico attuato dai Cooperatori.

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