Art. 11. Attività tipiche
I Salesiani Cooperatori sono aperti a molte forme di apostolato. Tra queste privilegiano la vita familiare, oltre al proprio lavoro e alla vita associativa17:
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la catechesi e la formazione cristiana;
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l’animazione di gruppi e movimenti giovanili e familiari;
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la collaborazione in Centri educativi e scolastici;
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il servizio sociale tra i poveri;
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l’impegno nella comunicazione sociale;
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la cooperazione nella pastorale vocazionale;
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il lavoro missionario;
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la collaborazione al dialogo ecumenico e interreligioso;
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la testimonianza della propria fede nel servizio socio- politico;
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lo sviluppo dell’Associazione.
SCHEDA
Nucleo tematico
1. Le attività come luoghi di impegno apostolico
Chiavi di lettura
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La missione salesiana e il servizio educativo sono attuati attraverso una vasta gamma di iniziative e attività. L’articolo ribadisce il principio generale secondo cui ai Salesiani Cooperatori sono aperte tutte le forme di apostolato, essendo essi salesiani secolari. Propone, quindi un elenco indicativo della attività che corrispondono direttamente alla missione specifica salesiana e che, possibilmente, sono da privilegiare. Scegliere qualcuna di queste attività tipiche, o altre non indicate ma coerenti con la spiritualità salesiana, dipenderà dalle attitudini e capacità, dalla preparazione e disponibilità, e dalle condizioni del singolo Salesiano Cooperatore e della singola Salesiana Cooperatrice. Si tratta quindi unicamente di proposte e non di vincoli.
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La passione educativa ed evangelizzatrice è stata l’anima della vita di Don Bosco. Egli ha dato un ampio spazio al lavoro catechistico e alla formazione cristiana dei giovani. Molti suoi collaboratori sacerdoti e laici della prima ora sono stati impegnati nella catechesi ed in iniziative mirate all’educazione religiosa della gioventù. Nelle sue costituzioni ha scritto: «La prima opera di carità sarà di raccogliere i giovanetti più poveri ed abbandonati, per istruirli nella Santa Religione». Nel PVA dei Salesiani Cooperatori, per rispondere ai bisogni del tempo, ha collocato al primo e al quarto posto la catechesi e varie attività dirette alla formazione cristiana degli adulti e dei giovani.
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Don Bosco è stato anche molto attento all’esigenza associativa dei giovani: basti pensare al peso da lui dato alle
«compagnie». Le ha ritenute un modo efficace per la formazione sociale, morale e religiosa dei giovani e per far maturare in loro il senso di responsabilità personale e collettiva.
Un numero considerevole di Salesiani Cooperatori e Salesiane Cooperatrici operano oggi in centri educativi e scolastici, in ragione della loro professione di educatori, di insegnanti e di consulenti a vari livelli. La legislazione scolastica di molti paesi prevede la partecipazione attiva alla gestione della scuola o del centro anche dei genitori degli alunni oltre a quella del personale scolastico.
Attualmente in numerosi paesi la missione popolare salesiana ha assunto la forma di un «servizio sociale tra i poveri» svolto con iniziative suggerite da esigenze e possibilità del posto: centri di accoglienza, dispensari, ambulatori, ospedali, oratori, centri scolastici e ricreativi, case-famiglia...
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L’impegno nella comunicazione sociale, che crea cultura e diffonde modelli di vita tra il popolo, è uno spazio che interessa al Salesiano Cooperatore e alla Salesiana Cooperatrice. Don Bosco ebbe coraggio e zelo apostolico nel realizzare iniziative di avanguardia in questo settore. «La stampa fu una delle principali imprese che mi affidò la Divina Provvidenza. Non esito a chiamare divino questo mezzo, poiché Dio stesso se ne giovò a rigenerazione dell’uomo” (Ep IV 318s). Sono parole della Circolare di Don Bosco ai Salesiani del 19 marzo 1885: compendiano il pensiero e l’opera di Don Bosco e sono la “Magna Charta” dell’azione salesiana in questo settore. Il suo amore ai giovani lo spinse a escogitare tutti i mezzi atti a creare un ambiente propizio alla loro formazione integrale. Nel teatro vide un valido elemento di formazione e di sviluppo della personalità giovanile; nella musica un veicolo di idee sane ed un mezzo per suscitare un clima di limpida allegria. Per tutti i Gruppi della Famiglia salesiana lasciò detto: «Vi prego e vi scongiuro di non trascurare questa parte importantissima della nostra missione» (Ep IV 321). Don Bosco aveva intuito il valore di questa scuola di massa, che crea cultura e diffonde modelli di vita, e s’impegnò in imprese apostoliche per difendere e sostenere la fede nel popolo.
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L’attenzione privilegiata è anche verso quei giovani che danno segni di vocazione apostolica specifica. Nella pastorale vocazionale il Salesiano Cooperatore e la Salesiana Cooperatrice possono offrire la loro collaborazione in vari modi: sensibilizzazione individuale e collettiva dell’ambiente familiare, di lavoro e della comunità ecclesiale in cui vivono e operano; elaborazione di progetti di pastorale vocazionale a livello di comunità salesiana locale e provinciale, di parrocchia e di diocesi; di altre agenzie educative; assunzione di incarichi di animazione vocazionale; discernimento vocazionale col segnalare e avviare a centri di orientamento vocazionale, giovani che danno segni di vocazione apostolica specifica.
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Numerose sono le iniziative che i Salesiani Cooperatori (come singoli o in gruppo), i Centri e i Consigli a vari livelli possono attuare in vista della promozione dell’Associazione. Alcune riguardano la crescita, in numero e qualità, dei suoi membri, la diffusione dell’Associazione con la creazione di nuovi Centri, la vitalità interna dell’Associazione che riguarda la funzionalità e l’organizzazione.
Con la formula «lavoro missionario» s’intende indicare il complesso di servizi e di iniziative a favore delle «Missioni» e della solidarietà. Anche l’impegno diretto nei luoghi di missione.
Per quanto riguarda la cooperazione missionaria si possono elencare alcuni tipi di collaborazione concreta: cooperare in Consulte, Procure, Centri missionari stabiliti a livello provinciale o diocesano, organizzazioni di volontariato,
organizzazioni non governative. Per questo è necessario mantenere vivo l’interesse missionario tra gli associati, tra le persone fra cui si vive e si lavora; promuovere e sostenere le iniziative a favore delle vocazioni missionarie; elaborare e realizzare progetti cercando strade per il finanziamento presso organismi statali, ecclesiali e privati.
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I Salesiani Cooperatori e le Salesiane Cooperatrici vivono quotidianamente anche a contatto con cristiani non cattolici. Se in un passato più o meno recente i loro mutui rapporti sono stati ispirati da un atteggiamento apologetico di difesa delle rispettive posizioni confessionali e dell'opera di proselitismo, con l'avvento del Movimento ecumenico e dopo quanto ha dichiarato il Concilio nel decreto sull'Ecumenismo, e gli ulteriori sviluppi della Chiesa cattolica in questo campo, la situazione è cambiata.
Nondimeno, il dialogo ecumenico ed il dialogo interreligioso sono connessi e legati, ma non si identificano l’uno con l’altro. Esiste tra i due una differenza specifica e qualitativa, e perciò non vanno confusi. Il dialogo ecumenico non si fonda soltanto sulla tolleranza ed il rispetto dovuto ad ogni convinzione umana e soprattutto religiosa; né esso si fonda soltanto su un filantropismo liberale o una mera cortesia borghese; al contrario, il dialogo ecumenico è radicato nella comune fede in Gesù Cristo e nel reciproco riconoscimento del Battesimo per mezzo del quale tutti i battezzati sono membri dell’unico Corpo di Cristo e possono pregare insieme, come ci ha insegnato Gesù, Padre nostro. Nelle altre religioni, la Chiesa riconosce un raggio di quella verità “che illumina ogni uomo”, ma che soltanto in Gesù Cristo è rivelata nella sua pienezza; solo lui è “la via, la verità e la vita” (Nostra Aetate, 2). È allora ambiguo riferirsi al dialogo interreligioso in termini di macroecumenismo o di una nuova e più vasta fase dell’ecumenismo.
I cristiani e i seguaci delle altre religioni condividono il senso ed il rispetto di Dio o del Divino ed il desiderio di Dio o del Divino; il rispetto per la vita, il desiderio della pace con Dio o con il Divino, tra gli uomini e nel cosmo; essi condividono molti valori morali. Possono e debbono collaborare per difendere e promuovere insieme, a vantaggio di tutti gli uomini, la giustizia sociale, la libertà, i valori morali, la pace e la difesa del creato. Ciò vale particolarmente per le religioni monoteiste, che vedono in Abramo il loro Padre nella fede.
Questo nuovo clima di dialogo stimola i Salesiani Cooperatori e le Salesiane Cooperatrici a partecipare alle iniziative intraprese dalle Chiese locali, soprattutto nei campi che interessano la spiritualità e la missione salesiana.
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Le strutture che le società conferiscono a se stesse non possiedono mai un valore supremo. Neppure possono da sole garantire tutti i beni desiderati dalla persona umana. E, in particolare, esse non possono sostituire la voce della sua coscienza, né soddisfare la sete di verità e di assoluto. L’accettazione del Vangelo della salvezza porta benefici effetti anche nella dimensione pubblica della vita delle società e degli individui ed è in grado di umanizzare il volto di questa terra. Anzi, la vocazione del cristiano ed in particolare del Salesiano Cooperatore è la testimonianza pubblica della propria fede e una presenza attiva in tutti i settori della vita civile. Perciò la Chiesa, formata liberamente da coloro che credono in Cristo, esige in ciò che riguarda la legislazione terrena - ha detto Giovanni Paolo II nel discorso al Parlamento Europeo (11-10-1988) - che venga garantito «in egual misura a tutti i cittadini il diritto di vivere in accordo con la loro coscienza e di non contraddire le norme dell’ordine morale naturale riconosciute dalla ragione».
In questo campo è indispensabile che il Salesiano Cooperatore abbiauna coscienza retta e ben formata, obbediente ai dettami del Vangelo e all’insegnamento della Chiesa; una coscienza capace di una sapiente e responsabile azione al servizio della società, così che l’impegno politico non divida, ma operi nella verità, nella giustizia, nell’amore e nel rispetto della dignità dell’uomo, tenendo presente un solo fine: l’accrescimento del bene comune.
Nell’Esortazione Apostolica Christifideles laici al n. 42 il Papa Giovanni Paolo II ha scritto: «Per animare cristianamente l’ordine temporale nel senso di servire la persona e la società, i fedeli laici non possono affatto abdicare alla partecipazione alla politica, ossia alla molteplice e varia azione economica, sociale e legislativa, amministrativa e culturale, destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune. Il loro urgente e responsabile compito è testimoniare valori umani ed evangelici».
A questi Salesiani Cooperatori si richiede di offrire il necessario contributo nella ricostruzione di un’integrale e globale visione dell’uomo e del mondo, che si contrapponga alla cultura della morte, della sfiducia e della laicizzazione della vita. Il loro servizio sarà un servizio onesto e disinteressato, in collaborazione con tutti; capace di conservare e sviluppare sul piano socio-politico la tradizione e la cultura cristiana.