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Art. 15. Centralità dell’amore apostolico

 

§1. Il cuore dello spirito salesiano è la carità apostolica e pastorale. Essa rende presente tra i giovani la misericordia del Padre, l’amore salvifico di Cristo e la forza dello Spirito Santo. Don Bosco l’ha espressa nel motto: “Da mihi animas, coetera tolle”. L’ha significata nel nome di “Salesiani”, scegliendo come patrono San Francesco di Sales23, modello di umanesimo cristiano, di dedizione apostolica e di amabilità, promotore della spiritualità dei laici.

 

§2. Questa carità è per i Salesiani Cooperatori un dono di Dio, che li unisce a Lui e ai giovani. Ed è ispirata alla sollecitudine materna di Maria, che li sostiene nella loro testimonianza quotidiana.

 

SCHEDA

Nuclei tematici

  

  1. Carità apostolica e pastorale

  2. Umanesimo cristiano

  

Chiavi di lettura

  

  1. Il contenuto immediato che si percepisce nella parola di Don Bosco è l’accoglienza di tutto ciò che è integralmente umano. Innanzitutto, tendere all’onesto cittadino e al buon cristiano è evidenziare la dignità della persona umana. Il Concilio Vaticano II nella costituzione pastorale Gaudium et Spes al n. 12 afferma con chiarezza: «Credenti e non credenti sono quasi concordi nel ritenere che tutto quanto esiste sulla terra deve essere riferito all’uomo, come a suo centro e a suo vertice».

Gli educatori e gli apostoli hanno il compito di risvegliare e mobilitare tutte le potenzialità giovanili: le facoltà della conoscenza e della ragione; il variegato patrimonio affettivo; la volontà fortificata dalla libertà.

I Salesiani Cooperatori, come Don Bosco, scelgono l’umanesimo cristiano e la metodologia della carità di San Francesco di Sales. È un umanesimo che non ignora la debolezza dell’uomo, ma si fonda sull’incrollabile fiducia nell’intrinseca bontà della persona, perché amata da Dio e da Lui chiamata alla perfezione cristiana, in ogni forma di vita.

Tale umanesimo è un aspetto costitutivo dell’esperienza carismatica e spirituale di tutti i Gruppi fondati da Don Bosco ed è stato fatto proprio, come preziosa eredità, dagli altri Gruppi oggi aggregati all’unica Famiglia.

Umanesimo “salesiano” per Don Bosco significava valorizzare tutto il positivo radicato nella vita delle persone, nelle realtà create, negli eventi della storia. Ciò lo portava a cogliere gli autentici valori presenti nel mondo, specie se graditi ai giovani; a inserirsi nel flusso della cultura e dello sviluppo umano del proprio tempo, stimolando il bene e rifiutandosi di gemere sui mali; a ricercare con saggezza la cooperazione di molti, convinto che ciascuno ha dei doni che vanno scoperti, riconosciuti e valorizzati; a credere nella forza dell'educazione che sostiene la crescita del giovane  e lo incoraggia a diventare onesto cittadino e buon cristiano; ad affidarsi sempre e comunque alla provvidenza di Dio, percepito e amato come Padre.

In fedeltà creativa a Don Bosco, i Salesiani Cooperatori sono impegnati ad offrire alla società d’oggi il proprio servizio, recependo gli orientamenti innovatori promossi dal Concilio Vaticano II e dal successivo magistero pontificio circa i rapporti della Chiesa con le altre religioni e con la società contemporanea, centrati sul dialogo interreligioso, sulla difesa della dignità della persona umana e della famiglia, sulla promozione della giustizia e della pace, sul dialogo interculturale specialmente in contesti multietnici, e sulla tutela del creato.

La finalità dell'educazione data da Don Bosco è duplice: buon cristiano e onesto cittadino riassumibile nelle formula dell'educazione integrale o in quelle tanto efficaci quanto tradizionalmente ben conosciute: le tre S: sanità studio e santità, ovvero “allegria, studio, pietà”, “pane, lavoro, paradiso”, “lavoro, religione, virtù”, “pietà, moralità, cultura, civiltà”, “felici in cielo e in terra”.

  1. Buon cristiano: invitato a pregare, a dare buon esempio, a frequentare le pratiche religiose, a “prendere parte a tutte le cose che possono promuovere la maggior gloria di Dio e la salvezza delle anime”, parlar bene della Chiesa, dei suoi Ministri, del Papa, delle disposizioni ecclesiastiche, aiutare ad estirpare gli scandali, a correggere fraternamente. I mezzi spirituali sono quelli ereditati dal Concilio di Trento e della spiritualità dell’epoca: catechesi ben assimilata, sacramenti, pratiche di pietà, senso dei doveri religiosi. Fino alla santità: «La prima cosa che gli venne consigliata per farsi santo fu di adoprarsi per guadagnar anime a Dio; perciocché non avvi cosa più santa al mondo, che cooperare al bene delle anime» (Giovanni Bosco, Vita di Domenico Savio, cap. VIII).

  2. Buon cittadino: è quello che compie i doveri del proprio stato. É ovvio che il cristiano in quanto buon cittadino è anche chiamato a contribuire all’ordine e al progresso della società conducendo con saggezza la proprio famiglia, partecipando quanto più gli è possibile alle opere di beneficenza e di solidarietà, all’impegno nell’azione catechistica ed educativa, ad «unirsi nel campo dell’azione ed operare» con l’aggregazione a gruppi e associazioni di cristianesimo impegnato, aprendosi alle più ardite prospettive apostoliche e missionarie; il senso del dovere, il rispetto per l’ordine civile, il lavoro come necessità di sussistenza ma anche fattore di identità, di autopromozione personale e di servizio alla società. Ovviamente nei limiti che imponeva la condizione sociale dei giovani.

É scontato che oggi la formula “onesti cittadini e buoni cristiani” significa: “buon cristiano” non è solo chi frequenta la chiesa ed è ossequiente alla gerarchia, ma chi opera per una società solidale ed è responsabilmente attivo nella comunità ecclesiale; oggi “l’onesto cittadino” è la persona che non si estranea dalla società perché pluralistica e ricca di troppi messaggi, ma partecipa alle sue dinamiche interne, dando il suo contributo critico e partecipativo per una migliore qualità di vita di tutti gli uomini.

Don Bosco è fermo all’ideale dello stato confessionale e all’immagine della società stratificate degli “ordini” nella quale convivono, inevitabilmente ricchi e poveri, nella quale fioriscono il rispetto dell’autorità, l’amore alla fatica, la riconoscenza ai benefattori, l’intangibilità incondizionata della proprietà privata.

Don Bosco anziché elaborare principi, manifesta tendenze: - conservatrici più che democratiche, - paternalistiche più egualitarie ,- clericali più che laiche, - associazionistiche più che corporative e sindacalistiche.

Don Bosco aspirava a ordine morale pacifico, rispettoso di tutti, in cui gli ecclesiastici avessero la preminenza; il suo modello sociale era acquisito, tradizionale, non da creare; era gerarchico, distinguibile fra spirituale e temporale ma difendeva il primato del primo sul secondo; non era conflittuale ma integrazionista.

La voluta estraneità alla politica non significava però mancanza di senso nazionale, invece molto vivo in Don Bosco, così come amore alla pace, all’assistenza attiva nei momenti di bisogno (colera, terremoti …).


< >L’umanesimo salesiano considera le realtà quotidiane, dal lavoro alla cultura, dalla gioia dell’amicizia all’impegno civile, dalla natura in cui siamo immersi all’educazione personale e sociale, dalla competenza professionale all’onestà morale dei propri gesti e delle scelte - realtà tutte che costituiscono la vita - come valori che vanno difesi e aiutati a crescere. L’impegno di promozione umana nella storia salesiana tiene in grande considerazione le piccole realtà che costruiscono l’esperienza delle persone.L’umanesimo salesiano opera nella prospettiva di dare un senso al vivere di ogni giorno. L’educazione attraverso la ragione, la religione e l’amorevolezza di Don Bosco tende a riempire di speranza e di futuro la storia delle persone. L’impegno apostolico salesiano di tutti i Gruppi della Famiglia è definito dall’educazione come contenuto della propria missione, della modalità d’intervento per essere efficaci e della scelta spirituale per gli operatori.

L’umanesimo salesiano si prefigge di aiutare ciascuno a trovare il giusto posto nella società e nella Chiesa. La vocazione di ciascuno è il punto più importante della vita. Siamo collocati nel mondo non per noi, ma per gli altri, impegnati in una missione specifica come servizio ai fratelli. Il richiamo è all’urgenza di operare, in tutto e sempre, con carità evangelica. I credenti, adulti e giovani, consacrati e laici, uomini e donne, esprimeranno in mille forme il dono della carità: alcuni attraverso l’attività educativa, altri in impegno di evangelizzazione fino alla donazione totale di sé.

La carità pastorale è il centro e la sintesi della spiritualità salesiana. Se i francescani hanno la povertà e i Gesuiti l’obbedienza, i figli di Don Bosco hanno la carità.

Essa è la sintesi di tutti i carismi: “Aspirate ai carismi più grandi! E io vi mostrerò una via migliore di tutte”: la carità. Essa non è una conquista personale ma è umile e totale apertura a Dio sull’esempio di Maria.

La carità pastorale è la ricerca appassionata dei giovani per consegnarli a Dio. L’amore è così il marchio della spiritualità di Don Bosco. E la carità incarnata diviene centro propulsore della spiritualità salesiana: la nota tipica che caratterizza è un amore che sa farsi amare, un amore che suscita amore, un amore dimostrato che libera e salva.

Nella lettera da Roma del 1884 Don Bosco ne rivela il significato mistico: “Come si possono rianimare questi cari giovani? Con la carità… Gesù Cristo si fece piccolo coi piccoli e portò le nostre infermità. Ecco il maestro della familiarità! Gesù Cristo non spezzò la canna già fessa; né spense il lucignolo che fumigava. Ecco il vostro modello”.

La mistica del Da mihi animas consiste nella profonda comunione con Dio che forgia il cuore dell’educatore predisponendolo alla dedizione totale e al servizio generoso. L’ottica della mistica di Don Bosco sta in questo: imparare da Dio ad amare, partecipare all’amore di Cristo, coltivando un cuore apostolico che sa darsi senza riserve a salvare la gioventù.

Proprio la carità pastorale è stata l’energia spirituale che spinse Don Bosco a cercare le anime e servire solo Dio; una carità che riempì cuore, mente e progetti nell’intento di espandere e dare stabilità alla sua opera. Per questo convocò intorno a sé varie persone; ne coordinò e armonizzò le funzioni, i molteplici doni, nonché i differenti stati di vita e i ministeri.

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