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Art. 2. I Salesiani Cooperatori: una vocazione specifica nella Chiesa

 

§1. Impegnarsi come Salesiani Cooperatori è rispondere alla vocazione apostolica salesiana, dono dello Spirito, assumendo un modo specifico di vivere il Vangelo e di partecipare alla missione della Chiesa. È una libera scelta, che qualifica l’esistenza.

 

§2. Cristiani cattolici di qualsiasi condizione culturale e sociale possono percorrere questa strada. Essi si sentono chiamati a vivere la vita di fede impegnata nel quotidiano, caratterizzata da due atteggiamenti:

  1. sentire Dio come Padre e Amore che salva; incontrare in Gesù Cristo l’Unigenito Figlio, apostolo perfetto del Padre; vivere in intimità con lo Spirito Santo, animatore del Popolo di Dio nel mondo;

  2. sentirsi chiamati ed inviati ad una missione concreta: contribuire alla salvezza della gioventù, impegnandosi nella stessa missione giovanile e popolare di Don Bosco.

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SCHEDA

Nucleo tematico

1.    l’impegno “salesiano” come vocazione

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Chiavi di lettura

L’avventura di Dio che si inserisce con la sua presenza, la sua parola e il suo amore nelle vicissitudini dell’uomo, come persona e come popolo, è un mistero che ci supera. La Chiesa è così “Corpo di Cristo” e “Sposa dello Spirito”; una realtà atipica, che non può essere compresa o approfondita se non con le categorie e le capacità di intuizione e di analisi proprie ed esclusive della fede. Il Concilio ha indicato che essa è soggetto portatore di un’altissima vocazione e di un’indispensabile missione, definendola più storicamente come “popolo di Dio”.

E’ una visione di Chiesa dove c’è piena corresponsabilità e uguale dignità per tutti senza individualismi a nessun livello. Si è fedeli “comunitariamente” in un organismo differenziato con ministeri e carismi molteplici.

 

  1. Nel presentare la vocazione salesiana del Salesiano Cooperatore, l'articolo s’ispira al linguaggio biblico, vicino all'esperienza umana. Utilizza, infatti, oltre al termine vocazione, quelli connessi di “missione”, “strada”, “dono”. La vocazione del Salesiano Cooperatore, nella prospettiva di una “scelta” da parte del Signore Gesù, viene presentata come una delle possibili “strade” offerte ai cristiani. Per una più adeguata comprensione dell'argomento, è utile richiamare il significato che la sacra Scrittura annette alle parole chiavi appena elencate.

Nel pensiero biblico, ogni vocazione viene da Dio, è frutto della grazia di Cristo, è dono dello Spirito: è sempre Dio che chiama, o Cristo o il suo Spirito. Ogni vocazione suppone un'elezione divina. Dio fa sentire la sua chiamata a colui che si è scelto. Ogni vocazione ha come oggetto una missione da compiere: Dio chiama per mandare; a tutti coloro che sceglie e chiama ripete lo stesso ordine: ”Va’!” Ogni vocazione implica una strada da percorrere: colui che

è stato chiamato a compiere una missione deve riconoscere e seguire le vie di Dio: la via diritta del bene, della virtù, della verità, della giustizia, dell'amore, della pace, la via che conduce alla vita; non la via tortuosa del male che porta alla perdizione e alla morte. Essere cristiani vuol dire: essere stati scelti da Dio; avere ricevuto una vocazione nata dallo Spirito per vivere una vita nello Spirito; essere inviati a collaborare al piano divino di salvezza; percorrere il cammino seguito da Cristo.

Questa vocazione all'apostolato e alla santità, comune a tutti i cristiani in forza del Battesimo e della Cresima, va attuata seguendo vocazioni specifiche differenti. Il Concilio parla espressamente della vocazione propria dei laici, dei coniugi cristiani, dei chierici, dei religiosi, dei laici iscritti a qualche istituzione approvata dalla Chiesa. Si può amare Dio ed il prossimo attraverso differenti servizi o impegni o ministeri: quelli propri dei membri della gerarchia, quelli legati alla vita familiare sociale e politica, quelli connessi con l'opera di evangelizzazione e rispondenti alle urgenze del momento storico.

Alla luce di queste indicazioni emerge che è compito di ogni cristiano rispondere alla chiamata divina, comune a tutti i fedeli, in modo concreto e personale. Ciò significa che ognuno deve dire a se stesso con molta schiettezza: “Dio mi chiama ad amare Lui ed il prossimo. Chiama me, con le mie doti di natura e con i doni che ho ricevuto dallo Spirito Santo. Chiama me qui e oggi, in questa mia situazione personale, familiare, sociale ed ecclesiale”.

 

  1. Cosa significa avere questa vocazione salesiana di Cooperatore o Cooperatrice? Significa innanzi tutto sentirsi attratti dalla figura evangelica di Don Bosco e constatare che la sua personalità, opera, spirito realista e dinamico, il suo metodo educativo corrispondono a certi tratti della propria esperienza cristiana. Significa trovarsi bene con Don Bosco e sentirsi invogliati a lavorare con lui nella Famiglia che ne continua la missione giovanile e popolare. Vuol dire essere sensibili ai problemi dei giovani e del popolo, coglierli come problemi forse decisivi del mondo attuale e del suo prossimo futuro, e quindi, simpatizzare con i piccoli e con i poveri, e volerli aiutare concretamente in modo da assicurarne la promozione umana e la salvezza cristiana. In breve, comporta sentirsi invogliati a offrire il proprio contributo, modesto o rilevante, all'attuazione del progetto apostolico di Don Bosco, pur rimanendo nella propria condizione di cristiani laici impegnati apostolicamente o di diaconi o di sacerdoti diocesani.

Avere la vocazione salesiana di Cooperatore o di Cooperatrice significa essere convinti che lo Spirito di Dio è Amore e Libertà. Egli “chiama” ogni cristiano a trovare il suo posto originale nel Popolo di Dio e ad assolvere il suo compito particolare nella missione della Chiesa.

 

  1. Il decreto sull'apostolato dei laici del Vaticano II (Cf. AA, 4) riprende e attualizza tale indicazione: per l'esercizio di tale apostolato “lo Spirito Santo elargisce ai fedeli anche dei doni particolari” (cf. 1 Cor 12,7) “distribuendoli a ciascuno come vuole” (cf. 1 Cor 12,11), affinché mettendo “ciascuno a servizio degli altri il suo dono, al fine per cui l'ha ricevuto”, contribuiscano anch'essi “come buoni dispensatori delle diverse grazie ricevute da Dio” (cf. 1 Pt 4,10) all'edificazione di tutto il Corpo nella carità (cf. Ef 4,16). Dall'avere ricevuto questi carismi, anche i più semplici, sor- ge per ogni credente il diritto ed il dovere di esercitarli per il bene degli uomini e ad edificazione della Chiesa, sia nella Chiesa sia nel mondo, con la libertà dello Spirito, il quale “spira dove vuole” (Gv 3,8) e al tempo stesso nella comunione con i fratelli in Cristo, soprattutto con i propri pastori.

Quando afferma che la vocazione salesiana di Cooperatore “è un dono”, il testo dello Statuto non fa altro che applicare al caso particolare del Salesiano Cooperatore questa dottrina biblica e conciliare generale. Più precisamente, la vocazione di Salesiano Cooperatore è un carisma dello Spirito Santo, che è Amore. E’ dato al singolo in vista della

 

promozione umana della sua persona, non per collocarla sopra gli altri, ma per metterla al loro servizio in maniera più conforme alle sue capacità e condizioni.

Ogni chiamata personale è rivolta da Dio alla coscienza più profonda della persona; ne muta l'esistenza, non soltanto nelle sue condizioni esterne, ma sin nel cuore. La vocazione cristiana è una chiamata a seguire Cristo in una via nuova che comporta una conversione. Ogni vocazione specifica qualifica variamente la persona che l'accoglie: in quanto ne finalizza l'attività a determinati obiettivi apostolici e comporta l'assimilazione di precisi atteggiamenti spirituali e comportamenti operativi. La vocazione salesiana di Cooperatore è una libera scelta, che qualifica l'esistenza. In effetti, interpella la responsabilità del singolo; sollecita la sua libera risposta; implica la sua partecipazione al progetto apostolico di Don Bosco e l'assimilazione del suo spirito.

 

< >La vocazione salesiana di Cooperatore non è offerta ad una ristretta élite, non è un dono riservato a pochi fortunati.Cristiani di qualsiasi condizione culturale e sociale possono percorrere questa via.

Per cercare Salesiani Cooperatori, Don Bosco si è rivolto al vasto pubblico dei buoni cattolici del suo tempo. Le sue prospettive a riguardo di questa sua istituzione non erano anguste, ma assai vaste: egli prevedeva un'associazione numerosa, aperta a cattolici appartenenti a tutti gli strati sociali e largamente diffusa. Di fatto l'Associazione ha annoverato e annovera tra i suoi membri persone appartenenti all'aristocrazia, alla borghesia, al proletariato urbano e contadino, professionisti, professori, maestri e maestre, impiegati, agricoltori, operai e operaie, diaconi e sacerdoti diocesani.

In breve, la vocazione di Salesiano Cooperatore è conciliabile con qualsiasi situazione culturale e sociale, da quella più qualificata a quella più modesta. Ci sono oggi tante maniere valide di “lavorare con Don Bosco”.

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