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Art. 3.    Unica vocazione: due modi di viverla

 

§1. Don Bosco ha concepito l’Associazione dei Salesiani Cooperatori aperta sia ai laici sia al clero secolare.

 §2. I Salesiani Cooperatori laici attuano il loro impegno apostolico e vivono lo spirito salesiano nelle ordinarie situazioni di vita e di lavoro con sensibilità e caratteristiche laicali.

 §3. I Salesiani Cooperatori vescovi, sacerdoti o diaconi secolari attuano il proprio ministero ispirandosi alla carità pastorale di Don Bosco, modello di vita sacerdotale che privilegia l’impegno per i giovani e gli ambienti popolari.

  

SCHEDA

  Nuclei tematici

 laicità propria dei Salesiani Cooperatori

  1. ministerialità ordinata propria dei Cooperatori diaconi o presbiteri diocesani

  

Chiavi di lettura

  1. La configurazione dell'Associazione rispecchia un'intenzione esplicita del Fondatore che il primo paragrafo dell'articolo esprime così: Don Bosco ha concepito l'Associazione dei Cooperatori aperta sia ai laici sia al clero secolare. Nella sua storia, l'Associazione ha costantemente annoverato tra i suoi membri sia cristiani laici che ecclesiastici. Il numero dei Cooperatori laici fu sempre prevalente, quello dei Cooperatori sacerdoti variò secondo le circostanze. Soprattutto durante il Rettorato di don Rua e di don Rinaldi furono moltissimi i sacerdoti che lavorarono tra i Cooperatori: direttori diocesani, condirettori, decurioni. Molte attività a raggio locale e diocesano fecero capo a loro e furono da loro animate. Intorno agli anni 1950 e nel periodo successivo la loro presenza nell'Associazione risultò ridotta. Nell’Associazione le due qualifiche caratterizzano in modo marcato l'esistenza e l'azione cristiana ed ecclesiale dei loro titolari ed imprimono lineamenti specifici alla loro partecipazione al progetto apostolico di Don Bosco. L'essere laici oppure membri della gerarchia ecclesiastica sono due modi di vivere l'unica vocazione salesiana comune a tutti i Salesiani Cooperatori.

 

  1. Nella Chiesa, tutti, ministri e laici, sono cooperatori di Dio e cooperatori tra loro.

Sul fondamento degli apostoli e con Maria, sua immagine e sintesi anticipata, la Chiesa intera è la grande co- operatrice del Padre e del Cristo nell’opera della paziente costruzione del loro regno, e non c’è vera e completa cooperazione con Dio fuori di lei: anche di questo Don Bosco era convinto. Nella Chiesa tutti i membri, senza eccezione, sono chiamati a cooperare attivamente all’impresa divina della salvezza. Oggi, quindi, Cristo a nome del

 

Padre, Maria e la Chiesa a nome di Cristo, chiamano a sé e inviano verso gli altri ogni battezzato cosciente della sua fede. Ai cristiani pigri o disoccupati, addormentati, il Padrone della vigna dice: “Svegliatevi! Perché state qui tutto il giorno senza far niente? – Risposta drammaticamente attuale: Perché nessuno ci ha presi a giornata! – Allora, andate anche voi nella mia vigna!” (cf. Mt 9,37). Il Concilio ha riaffermato questo con piena chiarezza, e proprio in modo impressionante, con il vocabolo della cooperazione. Nella Chiesa non ci devono essere parassiti: ogni battezzato viene personalmente chiamato a collaborare da buon figlio, all’impresa paterna di Dio, e proprio per questo ciascuno, sia ministro, sia laico, riceve dallo Spirito santo delle capacità differenziate, dei doni (carismi, 1 Cor 7,7; 12,7), una possibilità di apportare un suo contributo, piccolo ma indispensabile.

 

  1. L’articolo mette in evidenza tre lineamenti che riguardano la partecipazione specifica del Salesiano Cooperatore al progetto apostolico di Don Bosco: il fatto che attua il suo impegno apostolico e vive lo spirito salesiano nelle ordinarie situazioni di vita e di lavoro è la condizione teologica e sociologica di secolarità in cui svolge la missione della Chiesa secondo lo spirito di Don Bosco. Il Cooperatore compie tutto ciò con sensibilità e caratteristiche laicali, cioè di cristiano chiamato a svolgere il suo apostolato giovanile e popolare tramite l'esercizio della funzione cultuale, profetica, di testimonianza e di animazione cristiana dell'ordine temporale. Come laico diffonde tali valori nel proprio ambiente: sono i valori specifici del progetto evangelico di Don Bosco svolto con caratteristiche laicali in famiglia, nel matrimonio, nell'ambiente di vita e di lavoro, nella realtà sociale.

I laici, sono tutti, a pieno titolo, corresponsabili dell’impresa di Dio. “All’apostolato tutti i laici sono deputati dal Signore stesso per mezzo del battesimo e della confermazione… Ogni laico, per ragione dei doni ricevuti, è testimone ed insieme strumento vivo della missione della Chiesa stessa” (cf. LG 33 b). «La vocazione cristiana è, per natura sua, anche vocazione all’apostolato… I laici derivano il dovere e il diritto di apostolato dalla loro stessa unione con Cristo Capo… In forza del precetto della carità, tutti vengono sollecitati a procurare la gloria di Dio con l’avvento del suo regno» (cf. AA 2a; 3 b). E precisa: «Bisogna che tutti cooperino alla dilatazione e all’incremento del regno di Cristo nel mondo» (cf. LG 35 d). «Sono cooperatori della verità… Cooperano nel comunicare la parola di Dio, specialmente mediante la catechesi» (cf. AA 6 a).

«Devono essere consapevoli di rendersi cooperatori di Dio creatore, redentore e santificatore» (cf. AA 16 a)…«cooperatori di Cristo nelle varie forme e modi dell’unico apostolato della Chiesa» (cf. AA 33). Evidentemente cooperano anche con i vescovi, con i preti secolari e religiosi, tra di loro, nella parrocchia, nella diocesi, e oltre (cf. LG 27 c). I catechisti nelle missioni sono chiamati «validi cooperatori dell’ordine sacerdotale» (cf. AG 17 b),

I coniugi e genitori cristiani ricevono i titoli sublimi di «cooperatori dell’amore di Dio» (cf. GS 50 b), «cooperatori della grazia reciprocamente e nei riguardi dei figli» (cf. AA 11 b), «testimoni e cooperatori della fecondità della madre Chiesa» (cf. LG 41 e).

  1. L’articolo nel delineare la figura del Salesiano Cooperatore membro della gerarchia ecclesiastica mette in luce tre lineamenti essenziali che si riferiscono direttamente al modo specifico con cui partecipa, nella sua peculiare condizione secolare, alla realizzazione del progetto apostolico di Don Bosco. Il fatto che attua il proprio ministero ispirandosi a Don Bosco, modello eminente di vita sacerdotale, è la caratteristica salesiana con cui esercita il suo ministero presbiterale o diaconale. Nelle scelte pastorali privilegia i giovani e gli ambienti popolari imprimendo in tale modo una spiccata scelta di campo al suo ministero, in sintonia con la missione giovanile e popolare salesiana. Arricchisce in questo modo la Chiesa nella quale opera perché il progetto apostolico di Don Bosco è un'espressione concreta della missione della Chiesa.

 

I ministri, vescovi, sacerdoti, diaconi sono evidentemente cooperatori eminenti di Dio. Il Concilio applica questo titolo esplicitamente ai missionari, perché cooperano «al mistero della salvezza» (cf. AG 15 b; 25 b). I sacerdoti sono definiti spesso «saggi cooperatori dell’ordine episcopale» (cf. LG 28 b; 41 c), specialmente i parroci.

 

Tutto questo manifesta la grandezza mistica, il valore ecclesiale e la qualità dottrinale e spirituale del nome di

«Cooperatori». Che cos’è essere Salesiano Cooperatore? E’ per un cristiano, una maniera di esprimere e di realizzare la cooperazione al disegno di Dio che è inclusa, in modo pregnante, nella sua vocazione cristiana stessa.

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