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Art. 6. I Salesiani Cooperatori: salesiani nel mondo

 

I Salesiani Cooperatori vivono la loro fede nella propria realtà secolare. Ispirandosi al progetto apostolico di Don Bosco, sentono viva la comunione con gli altri membri della Famiglia Salesiana. S’impegnano nella stessa missione giovanile e popolare, in forma fraterna e associata. Operano per il bene della Chiesa e della società, in modo adatto alle esigenze educative del territorio ed alle loro proprie concrete possibilità7.

 

SCHEDA

  

Nuclei tematici

  

  1. Ecclesialità

  2. Secolarità

  3. Salesianità

  

Chiavi di lettura

  

La vocazione umana è di divenire sempre più uomo, la vocazione cristiana è di divenire sempre più vero figlio di Dio, un altro Cristo, cioè di tendere alla pienezza della vita cristiana.

Ma poiché la Chiesa è «intimamente solidale» col genere umano e la sua storia (cf. GS 1), lo Spirito di Dio non cessa di suscitare in essa degli uomini e dei movimenti di azione rispondenti ai bisogni nuovi. Noi sappiamo tutti che il XIX secolo è stato un’epoca di trasformazione decisiva: la prima industrializzazione invade l’Europa, accompagnata da sconvolgimenti sociali e politici e in particolare dal fenomeno dell’urbanizzazione.

E’ allora che lo Spirito Santo suscita Don Bosco e fa di lui “un gigante della carità”: la sua vocazione sarà di dedicare la sua vita alla gioventù povera, abbandonata, pericolante, per salvarla dalla miseria materiale e spirituale e assicurare la sua promozione integrale; sarà anche d’inventare un metodo educativo appropriato e di mettere in piedi un vasto movimento di forze apostoliche, capaci di assicurare la continuità e la diffusione della sua opera e dello spirito originale dal quale egli la vuole animata.

Egli fonda così un gruppo di collaboratori e collaboratrici immediati, apostoli religiosi e religiose, e un gruppo di collaboratori e collaboratrici più agile, preti diocesani e apostoli laici inseriti in tutti gli ambienti. A questa immensa ma unica famiglia apostolica, egli dà come ispiratore e patrono San Francesco di Sales. Tutti i membri saranno dunque dei salesiani, votati allo stesso compito fondamentale, secondo lo stesso spirito, ma gli uni sono salesiani religiosi o religiose (con voti: SDB e FMA), gli altri sono salesiani «non religiosi» (senza voti: «cooperatori»).

 

  1. Il fatto che il Salesiano Cooperatore s’ispira “al progetto apostolico di Don Bosco” è il segno globale e decisivo di tutti gli aspetti caratterizzanti l’identità.

L’articolo, da un lato evidenzia gli elementi comuni con gli altri Gruppi vocazionali della Famiglia Salesiana: la vocazione, la missione giovanile e popolare, il senso della solidarietà e della collaborazione, l'operare per il bene della Chiesa e della società, lo spirito salesiano; dall’altro mette in luce anche gli aspetti che lo differenziano: l'indole secolare propria di una persona che vive in famiglia ed è dedita ad impegni temporali, i doni personali di natura e di grazia, la specifica qualifica laicale o ministeriale. Gli elementi comuni lo fanno essere “salesiano”; quelli specifici lo qualificano come salesiano “nel mondo” cioè “secolare”.

 

  1. L’articolo presenta l’identità del Salesiano Cooperatore alla luce del Vaticano II. Per il Concilio la Chiesa è il frutto di una libera elezione, vocazione e santificazione. E’ costituzionalmente un mistero di comunione, essenzialmente missionaria, partecipe della missione di Cristo e del Suo Spirito. Attua tale missione nel servizio alla persona, sull’esempio di Gesù, secondo le esigenze del momento storico.

Con la Promessa il Salesiano Cooperatore segue l'impulso dello Spirito e sceglie una strada in cui vivere la consacrazione battesimale e cresimale. Con la vocazione salesiana di Cooperatore s’impegna nella missione giovanile e popolare di Don Bosco per partecipare alla missione della Chiesa. Egli svolge la missione salesiana seguendo la dinamica della comunione all'interno dell'Associazione, in rapporto alla Famiglia Salesiana e in collaborazione con le altre forze ecclesiali.

I Salesiani Cooperatori nei propri rapporti con gli aderenti ad altre religioni e con gli appartenenti a Chiese e comunità non cattoliche, seguono le indicazioni del Concilio Vaticano Il e del successivo magistero pontificio ed episcopale circa il rapporto della Chiesa con le religioni non cristiane e il dialogo ecumenico.

 

  1. L’indole e condizione secolare, propria dei laici e dei diaconi o sacerdoti diocesani, con l'inerente impegno, per quelli che sono laici, di animazione cristiana delle realtà temporali (famiglia, lavoro, economia, cultura, politica... ) fa parte della vita quotidiana dei Salesiani Cooperatori e s’identifica con la loro missione cristiana.

La vocazione propria dei Salesiani Cooperatori è di essere «Salesiani nel mondo» senza vincoli di voti religiosi. Nell'Associazione vi sono uomini e donne, professionisti ed operai, uomini di cultura e persone del popolo, giovani, adulti, anziani; cristiani laici, diaconi e preti, celibi e sposati, persone che operano in istituzioni civili ed ecclesiali, e persone che lavorano nell'ambito delle opere dei SDB e delle FMA o di altri Gruppi salesiani. In ogni ambito i Cooperatori attuano il progetto apostolico di Don Bosco in modo adatto alla loro condizione ed alle proprie concrete possibilità. Tale orientamento attraversa il campo della missione e del servizio salesiano ai giovani, della comunione e collaborazione, della formazione e dell'organizzazione.

 

Che cosa è dunque necessario per essere Cooperatore?

Bisogna soprattutto essere convinti che «lo Spirito del Signore riempie l’universo»: esso non si accontenta di ispirare la propria vocazione ai preti e ai religiosi: esso «chiama» ogni battezzato a trovare il suo posto originale nella Chiesa e ad assolvere il suo compito particolare nella missione comune:

  • avere un certo gusto della vita cristiana autentica, di fronte a tanti battezzati che sembrano ignorare completamente le esigenze del loro battesimo;

  • desiderare di sfuggire alla mediocrità, alla pietà formale, per prendere il Vangelo sul serio e tentare la formidabile avventura della fede vissuta e della vita donata;

  • essere sensibilizzati ai problemi della gioventù e della povertà. Prendere coscienza che questi sono i problemi più decisivi del nostro mondo e del suo prossimo avvenire, dunque simpatizzare con i giovani e con i poveri, e volerli aiutare ad assicurare la loro promozione umana e cristiana;


< >conoscere Don Bosco, e constatare che la sua figura, la sua opera, il suo spirito realista e dinamico, il suo metodo educativo corrispondono a certi tratti del nostro stesso carattere. Seguirlo e lavorare con lui svilupperà quindi i nostri doni naturali e soprannaturali a profitto della Chiesa.avere senso fraterno, amare l’incontro con gli altri, amare il lavoro con gli altri, accettare i valori di corresponsabilità e di collaborazione, e dunque una certa disciplina d’azione.I giovani e gli adulti che, dicendo “SI” all’invito dello Spirito Santo si impegnano per l’intera vita a vivere un cristianesimo integrale nello spirito di Don Bosco e a educare i giovani, diventano Salesiani Cooperatori. «Bisogna prendere coscienza chiara che impegnarsi come “Salesiano Cooperatore” è rispondere ad una vera “chiamata”: è dunque accettare un’autentica vocazione salesiana apostolica» (cf. CGS n. 730).

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Coordinatrice del Centro: Rosella Salmoiraghi

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