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Art.8. Impegno apostolico

 

§1. I Salesiani Cooperatori realizzano in primo luogo il loro apostolato attraverso gli impegni quotidiani. Seguono Gesù Cristo, Uomo perfetto, inviato dal Padre a servire gli uomini nel mondo. Per questo s’impegnano ad attuare l’ideale evangelico dell’amore a Dio e al prossimo nelle ordinarie condizioni di vita.

 

§2. Animati dallo spirito salesiano, hanno un’attenzione privilegiata ai giovani, specialmente a quelli più poveri o vittime di qualsiasi forma di emarginazione, sfruttamento e violenza, a coloro che si avviano al mondo del lavoro ed a quanti danno segni di una vocazione specifica.

 

§3. Promuovono e difendono il valore della famiglia10 quale nucleo fondamentale della società e della Chiesa e s’impegnano a costruirla come “Chiesa domestica”11. I Salesiani Cooperatori sposati vivono nel matrimonio la loro missione di “cooperatori dell’amore di Dio creatore”12 e “primi e principali educatori dei figli”13, secondo la pedagogia della bontà propria del Sistema Preventivo.

 

§4. Sono attenti alla Dottrina Sociale della Chiesa e alla comunicazione sociale per promuovere cammini educativi.

 

§5. Sostengono l’attività missionaria della Chiesa e s’impegnano per l’educazione alla mondialità come apertura al dialogo tra le culture.

 

SCHEDA

 

 

Nuclei tematici

 

 

  1. Priorità degli impegni quotidiani

  2. Attenzione privilegiata ai giovani

  3. Promuovono e difendono il valore della famiglia

  4. Sono attenti alla Dottrina Sociale della Chiesa e alla comunicazione sociale

 

 

Chiavi di lettura

 

 

Questo articolo afferma, nella prima parte, la priorità degli impegni quotidiani del Salesiano Cooperatore fondandola sul pensiero di Don Bosco. In seguito, l'articolo propone, alla luce del messaggio biblico e conciliare, il fondamento cristologico dell'apostolato secolare del Cooperatore. Cristo Signore è l'apostolo ricapitolatore di tutto l'universo ed il punto di riferimento imprescindibile per ogni suo fedele discepolo, come è chiamato ad essere ogni Cooperatore ed ogni Cooperatrice.

Gli altri paragrafi ricordano le priorità della missione salesiana: l’attenzione privilegiata ai giovani, il valore della famiglia, l’attuazione della Dottrina Sociale della Chiesa, l’impegno missionario.

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  1. Priorità degli impegni quotidiani

I Salesiani Cooperatori realizzano in primo luogo il loro apostolato attraverso gli impegni quotidiani. E’ importante ribadire questa priorità. Ciò per una ragione decisiva espressa appunto dal pensiero di Don Bosco: «È necessario che noi abbiamo nel secolo degli amici, dei benefattori, della gente che, praticando tutto lo spirito dei Salesiani, vivano in seno alle proprie famiglie» (Cf. MB XIII 605-606 e ACGS 153). E più in là della dichiarazione vi è il suo pensiero costante sul fatto che i Cooperatori dovevano essere «buoni cristiani», autentici cattolici. In effetti, la ragione decisiva di tale priorità è la situazione e la missione secolare del Cooperatore.

 

  • Seguire Cristo oggi

Cosa deve fare il Cooperatore per essere un cristiano, apostolo secolare come lo voleva Don Bosco ieri e come lo vuole la Chiesa oggi?

Deve seguire Cristo oggi. Questo vuol dire:

  • credere in Lui, al mistero ineffabile della sua persona di Uomo-Dio, alla sua vita spesa per la nostra salvezza e liberazione integrale (fede);

  • fare propria la visione del mondo, degli uomini, della storia e delle vicende umane, che aveva Lui (conversione);

  • avere gli atteggiamenti interiori di abbandono totale e fiducioso in Dio e di confidenza piena d'amorevolezza negli uomini, che aveva Lui (speranza);

  • amare Dio ed amare il prossimo come Lui (carità), trattare le persone come le trattava Lui;

  • comportarsi in famiglia, nel lavoro, nella società, nella gioia e nel dolore, davanti alla povertà ed alla malattia, di fronte all'ingiustizia e all'oppressione, nei confronti di ogni forma di prova, come si è comportato Lui;

  • essere docile alla voce interiore dello Spirito, che illumina la coscienza e stimola la volontà, come lo è stato Lui. E tutto questo non teoricamente, a livello di idee, ma praticamente, nella trama ordinaria dell'esistenza quotidiana.

Mettendo a fuoco queste affermazioni di intonazione generale, il PVA segnala alcuni tratti essenziali della figura e della vita del Signore Gesù: la sua missione nel mondo, il suo servizio agli uomini, la sua attività nelle ordinarie condizioni di vita, il fatto di essere l'Uomo perfetto, modello vivente per ogni persona umana: chiunque segue Cristo, Uomo perfetto, si fa lui pure più uomo. Sono alcuni tratti della vita del Signore particolarmente significativi per l'impegno apostolico, secolare e salesiano del Cooperatore e della Cooperatrice.

 

  • Inviato dal Padre

La missione del Popolo di Dio e di coloro che ne fanno parte deriva da Cristo, trova in Lui la sua sorgente e la sua ragione d'essere.

Secondo i Sinottici, Cristo si presenta agli uomini come l'inviato di Dio per eccellenza (cf. Lc 4,17-21). Tutti gli aspetti dell'azione liberatrice di Cristo (annunciare il Vangelo, compiere la legge ed i profeti, chiamare non i giusti ma i peccatori, cercare ciò che era perduto, ridare il suo vero senso al creato) si ricollegano alla missione che Egli ha ricevuto dal Padre, Creatore misericordioso.

In un Progetto di Vita di cristiani «apostoli secolari» come devono essere i Cooperatori, questo titolo di Cristo non po- teva non essere espressamente ricordato. Il Cooperatore incontra in Gesù Cristo l'Apostolo perfetto del Padre.

 

  • Servire gli uomini

Inviato dal Padre a perfezionare l'opera dei servi dell'Antico Testamento (cf. Mt 21, 33s), il Figlio amato viene a servire. Fin dall'infanzia afferma che deve occuparsi delle cose del Padre suo (cf. Lc 2,49). Il corso della sua vita sta sotto il segno di un «bisogna» che esprime la sua dipendenza filiale e ineludibile dalla volontà del Padre (cf. Mt 16,21); ma dentro questa necessità del servizio che lo conduce alla Croce rivela l'amore che, solo, le conferisce la sua dignità e il suo valore: «Bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e che agisco come il Padre mi ha ordinato» (cf. Gv 14,30).

Cristo serve Dio mettendosi al servizio dell'umanità, ed in questo rivela il progetto del Padre su di essa: il Padre vuole che gli uomini si dedichino al servizio gli uni degli altri come ha fatto Gesù di Nazareth, loro Signore e Maestro. Anche questo lineamento essenziale della missione di Gesù Cristo non poteva mancare nel Progetto di Vita Apostolica, se voleva collegare le responsabilità familiari e sociali dei Cooperatori ed il loro servizio salesiano alla loro sorgente e matrice evangelica, il mistero del Signore.

 

  • Nel mondo

Cristo ha attuato la sua missione e compiuto il suo servizio all'umanità in un contesto umano concreto: quello della sua famiglia e del suo paese di Nazareth prima, quello più ampio del suo popolo poi, anche se rivestiva una portata salvifica universale.

Non si è estraniato dall'ambiente sociale e culturale in cui era stato inviato; non si è sottratto alle sue responsabilità familiari, civili e sociali. Volle in tutto essere simile ai suoi fratelli, fuorché nel peccato (cf. Ebr 2,17).Visse a contatto con la gente umile e semplice; ebbe a che fare con le autorità civili e religiose del suo tempo; si trovò implicato nelle strutture del suo popolo. Ed è in questo tessuto umano, con tutte le sue luci ed ombre, con le sue miserie e sofferenze, con le sue angosce e speranze, con le sue aspirazioni e frustrazioni, che Egli operò la salvezza e la liberazione totale dell'umanità.

Sono situazioni secolari, per molti aspetti assai diverse, ma per altri simili a quelle in cui si trova oggi a vivere e operare il Cooperatore e la Cooperatrice. Non è fuggendo da tali ordinarie condizioni di vita, ma restando in esse, che deve fare propri gli atteggiamenti e i comportamenti del Signore.

 

  • Salesiano nel mondo

I Salesiani Cooperatori seguono Gesù Cristo, Uomo perfetto (...). Per questo s’impegnano ad attuare l'ideale evangelico dell'amore a Dio ed al prossimo nelle ordinarie condizioni di vita.

Ma vuole compiere ciò non genericamente, come qualsiasi cristiano secolare, bensì in modo specifico, come apostolo salesiano nel mondo. Per questo motivo l'articolo precisa opportunamente che lo fa animato dallo spirito salesiano e portando ovunque un'attenzione privilegiata alla gioventù.

In effetti, il Cooperatore attua la sua peculiare scelta apostolica prima di tutto nelle situazioni concrete e ordinarie in cui la sua qualifica secolare lo porta ad agire. In famiglia, nel lavoro, nelle attività sociali e ricreative, la sua costante attenzione sarà per i giovani, ma a partire da una speciale sensibilità alle esigenze di quanti lo circondano e dimostran- dosi pronto ad avvicinarsi a loro con lo stile di relazione tipico di Don Bosco.

 

  • Attenzione privilegiata ai giovani

Don Bosco ha ricevuto da Dio un cuore «grande come le spiagge del mare»: egli non ha mai incontrato alcuno, uomo o donna, ricco o povero, adulto o giovane, potente o dimenticato, senza tentare di fargli del bene. Tuttavia la sua vita e tutta la sua azione indicano che egli si è sentito chiaramente inviato da Dio direttamente e prima di tutto ai giovani.

Questa priorità ha provocato i suoi più insistenti appelli ai Cooperatori ed emerge in maniera indiscutibile nel Rego- lamento che ha scritto per loro. «Dobbiamo unirci in questi tempi difficili (...) per rimuovere o almeno mitigare quei mali che mettono a repentaglio il buon costume della crescente gioventù, nelle cui mani stanno i destini della civile società. «La Congregazione salesiana, (...) vincolo sicuro e stabile per í Cooperatori, (...) ha per fine primario di lavorare a beneficio della gioventù, sopra cui è fondato il buono o triste avvenire della società (...). In tutti questi luoghi [Italia, Europa, Cina, Australia, America] si fanno quotidiane richieste di sacri ministri, affinché vadano a prendere cura della gioventù pericolante (...). È per soccorrere a tante necessità che si cercano Cooperatori. (…) “Il fine principale dei Cooperatori è l'esercizio della carità verso il prossimo e specialmente verso la gioventù pericolante”. Dato interessante da notare: “Tutto quello che si raccomanda ai fanciulli pericolanti, si propone pure per le ragazze che si trovano in pari condizioni» (RDB, I, II, III, IV).

 

  1. Promuovono e difendono il valore della famiglia

Oggi la famiglia è al centro dell’attenzione e delle cure pastorali di tutta la Chiesa. Il Sinodo del 2015 ha dato orientamenti preziosi per l’accompagnamento pastorale delle famiglie. «Vi è unanime consenso nel ribadire che la prima scuola di educazione è la famiglia e che la comunità cristiana si pone a sostegno ed integrazione di questo insostituibile ruolo formativo. Si ritiene necessario individuare spazi e momenti di incontro per incoraggiare la formazione dei genitori e la condivisione di esperienze con famiglie. E’ importante che i genitori siano coinvolti attivamente nei cammini di preparazione ai Sacramenti dell’iniziazione cristiana, in qualità di promi educatori e testimoni di fede per i loro figli.» (Sinodo della famiglia, 67). Anche per l’Associazione dei SSCC la famiglia è un luogo privilegiato della loro missione apostolica.

Il PVA indica questo questo legame integrativo tra missione giovanile e missione popolare con l'espressione:

promuovono e difendono il valore della famiglia.

Il testo motiva tale scelta riconoscendo nella famiglia il «nucleo fondamentale della società e della Chiesa». In effetti, la famiglia è la prima cellula fondamentale e insostituibile del tessuto sociale: dalla sua buona salute dipende in larga parte quella della società. La famiglia cristiana è una “chiesa domestica”, che genera figli alla più ampia comunità ecclesiale e li prepara per svolgervi la comune missione con differenti ministeri.

Avendo un'esperienza vissuta della vita coniugale e dei problemi che pone l'educazione dei figli, la loro scelta voca- zionale, professionale e la loro preparazione al matrimonio, i Cooperatori sposati sono in grado di offrire un servizio unico e insostituibile nel promuovere il bene della famiglia. E’ importante anche notare la profonda relazione che esiste tra pastorale giovanile e pastorale familiare.

 

  • S’impegnano a costruirla come “chiesa domestica”

La famiglia che fiorisce dal matrimonio cristiano non rappresenta semplicemente una premessa della Chiesa o una parte di essa. Può essere chiamata con ragione «piccola chiesa» o «chiesa domestica», (Sinodo della Famiglia, 87). È questo il significato nuovo e di grandissimo valore che essa assume nel piano salvifico instaurato dal Signore Gesù.

 

Da san Paolo ai grandi Padri dei primi secoli, la famiglia cristiana è vista appunto come una chiesa in piccolo, in cui si realizzano e si manifestano alcuni lineamenti costitutivi della più vasta famiglia di Dio che è la Chiesa: il mistero di fede, di amore, di testimonianza potente del Regno di Dio e di presenza viva del Signore risorto. «Fate della vostra ca- sa una chiesa», predica sovente san Giovanni Crisostomo, tra le acclamazioni di gioia del suo popolo.

Ma cosa fare perché questo esaltante ideale evangelico diventi consolante realtà, augurabile a tutti i nuclei familiari cristiani?

  • Cooperatori dell’amore di Dio creatore

«Nel compito di trasmettere la vita - recita la Gaudium et Spes- che deve essere considerato come la loro propria missione, sappiano i coniugi di essere Cooperatori dell'amore di Dio Creatore e quasi suoi interpreti… E perciò adempiranno il loro dovere con umana e cristiana responsabilità e, con docile riverenza verso Dio, con riflessione e impegno comune si formeranno un retto giudizio, tenendo conto sia del proprio bene personale che di quello dei figli, tanto di quelli nati che di quelli che si prevede nasceranno, valutando le condizioni di vita del proprio tempo e del proprio stato di vita, tanto nel loro aspetto materiale che spirituale; e, infine, salvaguardando la scala dei valori del bene della comunità familiare, della società temporale e della stessa Chiesa”.

Questo giudizio, in ultima analisi, lo devono formulare, davanti a Dio, gli sposi stessi. Però nella loro linea di condotta i coniugi cristiani siano consapevoli che non possono procedere a loro arbitrio, ma devono sempre essere retti da una coscienza che sia conforme alla legge divina stessa, docili al magistero della Chiesa, che in modo autorevole interpreta quella legge alla luce del Vangelo. Tale legge divina manifesta il significato pieno dell'amore coniugale, lo salvaguardia e lo sospinge verso la sua perfezione veramente umana».

La stessa costituzione conciliare ricorda inoltre che «la vita dell'uomo ed il compito di trasmetterla non sono limitati a questo tempo e non si possono commisurare e capire in questo mondo soltanto, ma riguardano il destino eterno degli uomini» (cf. GS 50 -51d).

Facendo propri gli orientamenti generali del magistero conciliare e del Sinodo dei vescovi, e opponendo alla dominante mentalità contraria alla vita un atteggiamento di “generosità” nell'accogliere e trasmettere la vita, il PVA formula nel modo seguente questo secondo aspetto della missione e del connesso impegno morale del Cooperatore sposato: “Cooperatori dell'amore di Dio creatore” e “primi e principali educatori dei figli”.

 

  • Primi e principali educatori dei figli

«Una delle sfide fondamentali fra quelle che sono poste alle famiglie oggi è sicuramente quella educativa, resa più impegnativa e complessa dalla realtà culturale attuale e dalla grande influenza dei media» (Sinodo della Famiglia, 66). Curare la crescita dei figli con la parola e con l'esempio è la prima e più grande responsabilità dei genitori. A questo proposito va esplicato un concetto basilare. L'attuale situazione di molti paesi è caratterizzata da un notevole pluralismo sociale e culturale: nella scuola, sul lavoro, nella convivenza sociale, attraverso i mass-media, vengono proposti ideali, modelli di comportamento, progetti di vita non solo differenti ma sovente opposti. Questa congiuntura ha messo in crisi il ruolo tradizionale dei genitori e ne ha richiesto un profondo cambio.

Per essere autenticamente trasmettitori dei valori umani e cristiani da loro vissuti, i coniugi cristiani devono fare in modo che la famiglia diventi il luogo privilegiato dove l'accennato pluralismo di ideali, di modelli, di valutazioni, viene conosciuto, discusso, criticamente accolto ed integrato nella propria vita mediante una comunicazione sincera e continua tra i genitori stessi e con i figli. In altre parole, il compito dei genitori oggi è quello di formare i figli ad una vita capace di

 

essere critica delle diverse forme di manipolazione socio-culturale che la minacciano, e creatrice di nuovi valori nel senso indicato.

In questo contesto va sottolineata l'importanza:

< > della catechesi dell'infanzia e della fanciullezza attuata secondo le indicazioni del magistero papale ed episcopale, le valide esperienze di catechesi familiare oggi in atto;della conveniente educazione sessuale, sollecitata da precisi orientamenti di diversi documenti conciliari, pontifici e magistrali;dell'educazione alla socialità .Trattandosi di compito educativo attuato da Cooperatori, il PVA richiama opportunamente che esso va svolto secondo la pedagogia della bontà propria del Sistema preventivo.

 

< > Sono attenti alla Dottrina Sociale della Chiesa e alla comunicazione socialeL'orizzonte in cui si sviluppa la Dottrina Sociale della Chiesa è costituito dall'antropologia cristiana, con la sua visione della dignità dell'uomo e del suo essere in relazione con gli altri membri che compongono la società.

La persona umana costituisce il punto cardine attorno al quale ruota tutta la riflessione dell'insegnamento sociale. Essa è considerata nella sua centralità rispetto alla società, a causa della sua eminente e inalienabile dignità. Questa dignità dell'uomo è fondata sul fatto di essere creato ad immagine e somiglianza di Dio (cf. Gen 1, 26-27). Possiamo dire che, a questo punto, il dato della rivelazione biblica incrocia la riflessione della ragione umana, la quale arriva ad affermare il valore e la dignità della persona.

La persona umana «è sempre un valore in sé e per sé» e non può mai essere strumentalizzata e trattata come una cosa, in nome dello Stato o di una qualsiasi Istituzione, di un partito ecc. Infatti, la persona nella sua individualità non è un numero, non è un anello di una catena, né un ingranaggio di un sistema. La persona umana ha il primato di fronte allo Stato e alla società. Essa è il diritto umano sussistente e quindi anche il fondamento del diritto. Pertanto, non è lo Stato che, in maniera paternalistica e benevola elargisce i diritti alla persona, oppure decide di negarli; esso ha piuttosto il compito di riconoscere, difendere, promuovere e favorire lo sviluppo dei diritti naturali di tutte le persone, senza alcuna discriminazione perché qualora questa si verificasse, costituirebbe un'ingiustizia del tutto intollerabile per il disonore inferto alla dignità della persona.

 

< > Sostengono l’attività missionaria della Chiesa Don Bosco coltivò l’ideale missionario e partecipò in modo concreto all’opera missionaria della Chiesa del suo tempo. Secondo la sua volontà esplicita, l’apostolato missionario è un elemento essenziale della natura e del fine di tutta la Famiglia Salesiana. Di fatto i Cooperatori hanno dato e stanno dando un apporto decisivo all’opera missionaria salesiana. Anche nelle missioni, l’azione di umanizzazione, di evangelizzazione e di fondazione della Chiesa si dirige, con criteri di preferenza e di urgenza, alla gioventù povera e alle classi popolari. L’azione missionaria assume oggi una crescente importanza per il suo stretto legame con i problemi più gravi del nostro tempo: la pace, lo sviluppo, la solidarietà e gli scambi positivi tra nazioni, razze e religioni.

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