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IMPEGNO APOSTOLICO DEL

SALESIANO COOPERATORE E DELLA SALESIANA COOPERATRICE

 

«Voi siete il sale della terra. Voi siete la luce del mondo. Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli» (Mt. 5,13-16)

 

Tutto il Capitolo II è illuminato da queste parole: “Lo stile di vita del Salesiano Cooperatore (è) improntato allo spirito delle Beatitudini ”. Le Beatitudini ci parlano di un mondo diverso, di una logica che si contrappone radicalmente a quella del mondo, di una comunità alternativa, di una Chiesa che si fa serva dell’umanità.Viene spontaneo chiederci: quali gesti possono oggi verificare e rendere sensata la proclamazione delle Beatitudini?

Le Beatitudini di Gesù non sono un semplice augurio né sono un codice di condizioni etiche da assicurare per fruire di una promessa.

Esse sono l'annuncio efficace di una promessa messianica: è possibile essere «beati» in quello che si è, anche se questa situazione sembra disperata, perché è Dio che rende beati coloro che si affidano a lui.

Le Beatitudini sono una grande ed efficace promessa di vita e di felicità che sollecita a ripensare il modo con cui quotidianamente definiamo vita e felicità.

Le diverse cadenze in cui nei testi evangelici si concretizzano le Beatitudini (i poveri, i puri di cuore, quelli che hanno fame di giustizia e di pace, quelli che soffrono e piangono...) indicano, in una verità offerta e accolta, cosa è vita e felicità, proprio mentre ci assicurano della sua pienezza.

Se proclamare le Beatitudini significa riscriverle in una narrazione fedele e sempre nuova, in cui si intrecciano l'evento fondante delle Beatitudini evangeliche, la nostra rinnovata passione evangelizzatrice e le sfide che i giovani ci lanciano, in tempi di crisi complesse e di profondi cambiamenti, è indispensabile individuare queste sfide con precisione e disponibilità. La loro percezione condiziona infatti ogni proposta che abbia la pretesa di confrontarsi con la realtà. Tra le tante sfide, noi Salesiani Cooperatori evidenziamo quella educativa.

 

La «scommessa» dell'educazione

 

 

Sappiamo di vivere in una situazione drammatica e complessa. E ci rendiamo conto che l'uomo è al centro di una trama di relazioni politiche, economiche, culturali e, talvolta, anche religiose, che lo condizionano e spesso lo soffocano. Una lunga tradizione ecclesiale ci raccomanda il coraggio di privilegiare l'educazione come via di trasformazione globale, incidente e praticabile.

L'educazione è un modo privilegiato per servire la trasformazione sociale; per questo è una realizzazione concreta delle Beatitudini. Educazione è infatti presenza e relazione per restituire ad ogni uomo la gioia di vivere e quel futuro che spesso gli è defraudato, attivando progressivamente in lui una coscienza riflessa e critica di se stesso, della propria storia, degli altri e del mondo. Restituire così la vita e la speranza è piccola cosa nella mischia delle sopraffazioni, degli sfruttamenti, delle discriminazioni e delle violenze; ma è cosa tanto grande che siamo disposti a scommettere sulla sua dimensione politica e sulla sua capacità rigenerativa.

Qui si trova il centro del nostro impegno apostolico al servizio dei giovani.

Non solo affermiamo lo stretto rapporto che deve esistere tra educazione ed evangelizzazione. Evidenziamo qualcosa di più: la scelta dell'educazione come il luogo privilegiato anche dell'evangelizzazione. Questa prospettiva vuole ricordare che Dio è indispensabile per la vita di ogni uomo, proprio quando l'uomo è signore di questa sua vita. Egli non è il concorrente spietato alla sua fame di vita e di libertà. E' invece la “risorsa risolutiva” da invocare nella profondità e nella verità della propria dignità di uomini.

 

L'amore alla vita come orizzonte

 

Le indicazioni precedenti si esprimono e si concretizzano in un atteggiamento globale, indispensabile a chi vuole proclamare le Beatitudini evangeliche: l'amore alla vita.

Nell'amore alla vita confessiamo la potenza di salvezza di Dio.

Nel nome di Gesù affermiamo infatti che l'uomo quotidiano è già l'uomo nuovo. Il presente è segnato germinalmente dal suo futuro.

Certamente l'uomo è povero e peccatore. Ma non è solo questo. Egli è già l'uomo nuovo, povero, incerto e peccatore, che diventa nuovo portando a progressivo compimento il dono della vita. Essa è come un seme: si porta dentro tutta la pianta in quel minuscolo frammento di vita in cui si esprime. Per una forza intrinseca e in presenza di condizioni favorevoli, progressivamente esplode in qualcosa di continuamente nuovo.

Le foglie, il tronco, i rami non si aggiungono dall'esterno. Non sono materiali da assemblare. Sono già presenti, in germe: il seme è già la pianta, anche se lo diventa giorno dopo giorno.

Questa è la vita. L'atto di fede nella potenza di Dio si fa immediatamente grande, sconfinata fiducia nell'uomo. Il Salesiano Cooperatore sta vicino ai giovani per testimoniare questa fiducia: non è lui che fa fiorire tra loro il piccolo seme in un albero grande. Egli sostiene il processo di crescita: lo scatena, l'incoraggia, lo sollecita, restituendo a ciascuno la capacità di riconquistare la propria vita e la speranza.

In questa presenza gioca la sua fede.

 

 

«Voi siete il sale della terra... Voi siete la luce del mondo».

 

 

Queste parole introducono ottimamente alla comprensione saggia ed illuminata dei contenuti del secondo capitolo dedicato appunto a presentare l'impegno apostolico del Salesiano Cooperatore nel tessuto concreto della sua vita familiare, sociale, professionale, culturale, politica, ecclesiale e salesiana. In tale contesto di piena secolarità deve svolgere una missione volta a favorire una qualità di vita umana e cristiana per tutti coloro con cui vive ed opera e specialmente per i referenti privilegiati del suo impegno apostolico: i giovani ed il popolo.

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